Conseguenze della comunicazione sensazionalistica
Non è questo il luogo e tanto meno nostro desiderio incrementare gli infiniti aspetti scientifici e problematiche nell’affrontare una grave emergenza come quella sorta in Italia per la diffusione del Coronavirus.
Nessuno vuole minimizzare l’impatto del Covid-19, ma stiamo assistendo a forme di panico piuttosto che adottare importanti norme di igiene.
Da comunicatori possiamo solo fare un respiro profondo e un pensiero autocritico di quanto si registra oggi nel nostro Paese.
Le paure insite nell’uomo fin dalle sue origini, sono state esasperate da messaggi allarmistici.
Oggi la lettura di risposte poco coerenti e rassicuranti, hanno per il momento persino indebolito i legami comunitari, pronti solo a tutelare il nostro ego, anche a discapito di altri.
In questi ultimi anni il sensazionalismo del giornalismo in Italia si è allargato a macchia d’olio. Supportati anche dai soliti volti che animano polemiche quotidiane con toni alti e spesso fuori luogo, queste tensioni vanno a sommarsi ai timori legittimi che abbiamo per tutelare la nostra salute.
La pressione mediatica di giornali, tv e social (con tutte le sue fake news) su un tema molto delicato come la salute di tutti, si è così trasformato in ‘caos’ e panico.
Questo corto circuito ha creato il solo effetto di produrre insicurezza e panico per un virus influenzale Coronavirus al momento ‘sconosciuto’.
Contagio mediatico all’estero e l’effetto ‘boomerang’
In un mondo globalizzato, il contagio e le disposizioni adottate in Italia sul Coronavirus hanno immediatamente e ripetutamente fatto il giro del mondo.
Con ovviamente tutte le immagini volutamente allarmanti create dai media, che hanno così immediatamente trasmesso l’idea al mondo intero, che gli italiani sono tutti ‘appestati’.
Ed ecco l’effetto boomerang. I timori degli italiani ‘pre-diffusione virus’ (stop immediato a tutti voli diretti da e per la Cina ….e quelli indiretti delle persone, le navi, le auto, le merci, ecc?) si sono subito manifestati da tutti gli altri Paesi verso l’Italia, nello stesso modo.
Autorità di alcune nazioni hanno persino pensato di ‘chiudere i confini’ per difendersi dal virus influenzale.
Ma forse la vera barriera risulta solo la ‘non conoscenza’ del virus e di come si possa velocemente diffondere nel 2020, in un mondo che conta una popolazione dinamica di quasi 8 miliardi.
Sono molti i messaggi che riceviamo da amici e conoscenti all’estero che preoccupati, chiedono sul nostro stato di salute e se necessitiamo di un aiuto.
Il contagio è iniziato e anche la lecita paura si è diffusa, difficile fermarla. In una società mediatica il contagio ha un effetto decisamente amplificato.
Italia ignora la crisi che presto dovrà affrontare
Questa situazione influirà non solo nell’immediato, sul nostro stile di vita, ma soprattutto nell’economia del Paese, che dovrà affrontare una importante crisi che colpirà la salute delle imprese e quindi delle famiglie (basti pensare al danno d’immagine al turismo e al ‘Made in Italy’).
Ricadute negative difficilmente calcolabili di una crisi senza precedenti. Affrontata forse con differenti ‘impulsi’ dalle diverse autorità non per necessità reali, ma per ingiustificate logiche competitive a livello politico.
Temiamo che oltre al costo di vite umane (speriamo davvero minime, come affermano gli scienziati), questa epidemia da nuovo Coronavirus possa diventare una ‘infelice case-history’ nei prossimi trattati di sociologia, psicologia e politica.
Al momento pare che abbiamo già dimenticato gli insegnamenti lasciatoci da Boccaccio e Manzoni, che in tempi remoti avevano ben colto come possa degenerare il panico in crisi esistenziale (la certezza della pericolosità degli stranieri, la ricerca spasmodica del cosiddetto ‘paziente zero’, lo scontro violento tra le autorità, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria).
Quanto tempo occorrerà per sanare gli eccessi comportamentali lo vedremo nel tempo. Auguriamoci da parte di tutti maggior serietà, pacatezza e responsabilità. Per il nostro bene e della nostra cara Italia.
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