Coronavirus: il comportamento del consumatore può cambiare. Per sempre.
Come l’industria può uscire dalla crisi? Con la riapertura di imprese in alcuni Paesi, è difficile prevedere una ripresa dei consumi nello stesso modo in cui si è verificata la pandemia. Distanza sociale, disoccupazione e aumento dello shopping online sono alcuni degli aspetti che influiscono inevitabilmente nelle modalità di ripresa. Ma in queste condizioni come reagisce l’industria?
E’ quasi impossibile oggi fare previsioni dato che al momento non conosciamo il virus e di conseguenza anche la durata della nostra convivenza, ma possiamo certamente prevedere quali sono le tendenze di consumo.
Per alcuni aspetti la pandemia ha accelerato alcune evoluzioni nella nostra quotidianità, dal lavoro a casa ‘smart working’, agli acquisti online, alla ricerca di prodotti locali, alla comunicazione in rete (videocall, webinar, lezioni online, home office).
La relazione è così diventata più virtuale. Dopo il termine della pandemia, come potrà essere il business dei meeting di lavoro? La domanda di office building?
Molte persone fanno acquisti online per la prima volta e alcuni di loro non torneranno in negozio per acquistare alcuni articoli. Gli e-commerce e le consegne a domicilio sono cresciuti e dovrebbero continuare a farlo. Mentre alcuni settori riceveranno un enorme impulso, basti pensare alla robotica, alla telemedicina, ai prodotti per l’igiene e la detergenza.
Quali cambiamenti negli acquisti rimarrà nel periodo post-pandemia?
Al momento i consumatori spendono meno e non si preoccupano di non comprare ora alcuni beni, come vestiti e auto.
Ma in che modo la recessione economica influenzerà il cambiamento dei modelli di consumo?
Molte persone pensano di mantenere lo standard o spendere meno. Molte altre hanno paura, o peggio già soffrono la disoccupazione e la crisi economica nei loro Paesi.
Un fatto che accomuna quasi tutti noi è nel prestare maggiore attenzione a ciò che consumiamo, per rendersi conto di quanto è stato risparmiato durante la pandemia dando la priorità solo all’acquisto di articoli essenziali.
Come reagisce l’industria alle nuove tendenze di consumo?
Lo shock causato dalla stagnazione del settore dei viaggi, che rappresenta il 10% dell’economia globale, potrebbe diffondersi negli angoli più remoti del mondo. Una persona in viaggio, innesca un effetto domino nei consumi, dirigendo ricavi verso compagnie aeree, hotel, ristoranti, tassisti, artigiani, guide turistiche, negozianti, manifestazioni culturali solo per citarne alcuni.
Pensiamo alle problematiche che stanno affrontando le grandi società di noleggio auto (come Hertz), le compagnie aeree (specie quelle lowcost come Ryanair e Easyjet) e il broker mondiale di alloggi (lodging industry) AirBnB.
Le compagnie aeree, gli aeroporti, le crociere, gli hotel dovranno sviluppare e aderire alle nuove linee guida sulla distanza sociale, la pulizia nonché il servizio di ristorazione. La trasparenza diventerà essenziale. Verosimilmente i vettori dovranno modificare i prezzi per ospitare meno passeggeri contemporaneamente, il che potrebbe rendere le vacanze più costose e meno popolari.
Opportunità questa per le persone di scegliere di fare le proprie vacanze utilizzando l’auto in località prossime alla propria regione.
Il Coronavirus che ha messo temporaneamente in crisi sistemica tutta l’industria alberghiera tradizionale e non convenzionale, sta modificando profondamente le esigenze e le priorità di viaggio: precedenza alla tutela sanitaria e poi al budget economico.
Quindi più facile aspettarsi (per chi farà vacanza), un incremento dei noleggi di camper o l’affitto di appartamenti per medi periodi, rispetto alla scelta di tour turistici utilizzando hotel.
Il settore automotive, risentirà temporaneamente della crisi. In media le famiglie avranno meno disponibilità e desiderio di investire un piccolo capitale per l’acquisto di auto, preferendo mantenere in liquidità i propri risparmi.
Per attrarre nuovi acquirenti le offerte dovranno così concentrarsi molto sulle facilità finanziarie per l’acquisto.
Le mosse dell’industria ‘Made in Italy’ per uscire dalla crisi: non solo accelerazione della trasformazione digitale.
Dalla crisi della pandemia del Covid-19, la ripresa dell’economia non sarà facile e forse neanche veloce, ma sono emersi elementi importanti per l’industria.
1. La diffusione del virus ha reso evidente la fragilità della globalizzazione. Si è evidenziata la crisi nella filiera globale del valore e quindi la necessità di valutare la gestione in loco della produzione, rimpatriando le supply chain (reshoring), almeno per quei beni strategici che risultano importanti.
2. Per l’offerta, la precedenza assoluta è per la sicurezza della propria salute e poi il prezzo, che è ancora un fattore determinante nella scelta del prodotto, specie in un periodo di crisi. Non tralasciare poi l’importante contributo all’ecologia, oggi indispensabile.
3. Un altro elemento emerso è quello di risultare ancor più agili nello sviluppo e veloci nel sottoporre al mercato novità ed evoluzioni nel servizio/prodotto offerto. Affrontare quindi con maggior creatività ‘vecchi processi’.
4. Molte aziende hanno sempre desiderato vendere online al 100%, ma la popolazione non era pronta. Ora, che è quasi obbligatorio fare acquisti online, o quantomeno ora è più diffuso e familiarizzato, questo processo di acquisto è e diventerà indispensabile per ogni industria rivolta al B2C e oramai necessaria al B2B. Largo utilizzo di AI, machine learning e big data.
5. Nel B2B sarà importante per le imprese gestire bene la mappatura del rischio finanziario, i flussi di liquidità e il monitoraggio dei pagamenti.
6. Per la pubblica amministrazione invece questa potrebbe essere la grande occasione che l’imprenditoria italiana aspetta ormai da molti decenni per sburocratizzare e rendere più snelli gli adempimenti ed il rapporto tra stato, imprese e regioni.
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